Pernocari, piccolo borgo rurale del Monte Poro, vanta origini antiche e una storia che affonda le radici nella seconda metà del Cinquecento. Le prime notizie certe risalgono al 1570 grazie al parroco e studioso Gabriele Barrio di Francica, autore del volume “Antichità e luoghi della Calabria”, una sorta di dizionario dei paesi dell’epoca in cui descrisse anche l’origine dei nomi e la vita economica dei villaggi calabresi.
Nel suo racconto, Barrio menziona Pernocari due volte, distinguendolo da Pernocarello, poiché all’epoca esistevano due piccoli insediamenti autonomi. Egli scriveva che “l’agro di Mesiano è fecondo di grano e cereali, vi si produce olio abbondante e nasce il croco selvatico… vi sono i villaggi di Presinaco, Pernocario e Pernocarello”.
I giorni di mercato citati dal Barrio corrispondono alle antiche “fiere dei Pioppi”, note nel XVI secolo come fiere di San Giovanni, celebrate il 21 giugno e il 14 luglio di ogni anno. L’area era economicamente viva e legata ai feudi di Drapia e Rombiolo.
Dal convento dei Cappuccini al terremoto del 1783
Nel 1586 sorse il Convento dei Cappuccini, costruito tra Pernocari e Rombiolo con il contributo economico dei paesi vicini. Alcuni decenni dopo, nel 1652, venne soppresso il convento di Sant’Agostino, situato tra Pernocari e Presinaci.
Il terremoto del 5 febbraio 1783 rappresentò uno spartiacque drammatico per l’intera Calabria. A Pernocari e Pernocarello distrusse chiese e abitazioni, spingendo gli abitanti a unire le forze per ricostruire un unico centro abitato. Le tensioni tra le due comunità furono inizialmente forti, ma da quella tragedia nacque la moderna Pernocari.
Ottocento e riorganizzazione amministrativa
Alla fine del Settecento Pernocari contava circa 258 abitanti. Con la dominazione francese, il borgo venne assegnato al Governo di Tropea (Legge n.14 del 19 gennaio 1807) e successivamente alla provincia di Calabria Ultra con capitale Monteleone (Decreto n.922 del 4 maggio 1811).
Nel 1875 il comune di Rombiolo destinò un’area di 2.585 mq per la costruzione del nuovo cimitero, come previsto dagli editti napoleonici. In precedenza i defunti venivano sepolti nelle chiese o nei loro pressi; durante lavori moderni in località Calvario sono state rinvenute antiche sepolture comuni.
Dal Novecento a oggi
All’inizio del XX secolo, numerosi terreni nella zona “Contura” vennero lottizzati da una famiglia di Tropea e collegati da una nuova strada: l’attuale Via Armando Diaz, che divenne una delle principali vie del paese. Fino ad allora il borgo si concentrava intorno alla chiesa e al Vicariato, con poche case lungo le attuali vie Silvio Pellico e Monte Poro.
Le origini antiche e l’acquedotto romano
Le origini di Pernocari affondano probabilmente nell’età greco-romana. L’area era apprezzata per la fertilità dei terreni e l’abbondanza d’acqua. Nel I secolo a.C. i Romani costruirono un acquedotto per portare l’acqua da Bandino o dalla Fontana di Pernocari fino a Vibo Valentia, lungo un percorso misto in superficie e in galleria. Durante i lavori moderni sono stati rinvenuti mattoni e tubi con il bollo del console Quinto Laronio, databili al 721 di Roma.
Anche la fontana storica di Pernocari, oggetto di restauri nel secolo scorso, conserva tracce di questo antico sistema idrico, testimonianza della lunga continuità abitativa del borgo.